29 GENNAIO – ORE 17:00
Come cera da suggello, l’arte della memoria nella natura della Commedia
a cura di Riccardo Pratesi, storico della scienza, cantore e conoscitore dell’opera Dantesca
La Commedia è una partitura per voce recitante. Cominciando dalla metrica, ausilio della memoria, è possibile trovare tracce del ruolo della memoria a vari livelli nella Commedia, relative alla sua costruzione, allo sviluppo narrativo, alla fruizione, alla diffusione.
5 FEBBRAIO – ORE 17:00
I seminatori di discordia, lettura del XXVIII canto dell’Inferno
a cura di Lino Badini, cantore e dantista
Una lettura critica del canto che Dante dedica a coloro che sono dannati per aver causato scandalo e scisma, puniti per contrappasso con la mutilazione infinita del corpo, fra loro anche Maometto, considerato colpevole di aver introdotto la discordia nel mondo cristiano. Nella visione dantesca infatti la lacerazione religiosa e civile incrina irrimediabilmente il valore dell’universalità e della totalità: spezzando l’armonia originale, la discordia diventa così motore della storia.
12 FEBBRAIO – ORE 17:00
Un giardino per il Granduca
a cura di Marco Mozzo, direttore del Giardino della Villa medicea di Castello
Sintesi perfetta di arte, natura e tecnologia, il Giardino della Villa medicea di Castello, dichiarato patrimonio dell’Umanità nel 2013, rappresenta il prototipo del Giardino rinascimentale detto all’Italiana, caratterizzato dalla presenza di partiture geometriche ed elementi decorativi. Voluto da Cosimo I de’ Medici, prima Duca e poi Granduca di Toscana, è stato celebrato per secoli da letterati, artisti e viaggiatori meravigliati dalla bellezza delle sue collezioni botaniche, affascinati dai capolavori artistici delle statue, dai giochi d’acqua delle sue fontane e dalla presenza della Grotta degli animali, principale attrazione del giardino e primo esempio mediceo di grotta rustica.
19 FEBBRAIO – ORE 17:00
Il giardino come paradiso
a cura di Marco Calafati, storico dell’arte
Il meraviglioso giardino dell’Eden, descritto nell’Antico Testamento, è il luogo dell’armonia tra uomo e natura che evoca la mitologica età dell’oro cantata nelle Metamorfosi di Ovidio e che Dante colloca sulla vetta del monte Purgatorio. L’acqua dei quattro fiumi che lo solcano diventa matrice di purificazione, come nel Giardino di Castello, progettato dal 1538, un anno dopo l’ascesa del duca Cosimo I, per celebrare il suo potere attraverso la simbologia della grotta e delle fontane.
26 FEBBRAIO – ORE 17:00
Gli agrumi del granduca
a cura di Paolo Galeotti, funzionario agronomo del Giardino della Villa medicea di Castello
Nella prima metà del Cinquecento, viene affidato a Niccolò Pericoli, detto Tribolo, l’incarico di creare un giardino per la Villa di Castello, che ospiterà nel tempo la più grande collezione di agrumi fra tutti i possedimenti medicei. I frutti rari, mostruosi e bizzarri di limoni, cedri e aranci, avevano già nel XVI secolo non solo una funzione ornamentale, ma anche alimentare e medicinale. La collezione di Castello è composta oggi da circa seicento piante, fra grandi e piccole, secolari e recenti, ma tutte di grande importanza storico-botanica, in quanto tutte discendenti dalle antiche varietà medicee.
5 MARZO – ORE 17:00
Un giardino, più granduchi ed un re. Storie degli spazi verdi a Villa medicea La Petraia, dal selvatico dei Medici ai Belvedere romantico di Vittorio Emanuele II
a cura di Giulia Coco, curatrice di Villa medicea La Petraia
A confronto con la lunetta di Giusto Utens, che ritrae La Petraia alla fine del Cinquecento, il giardino della Villa non sembra essere molto cambiato. Tuttavia, questo immenso spazio verde ha subito nel tempo modifiche che hanno seguito le mode e il gusto dei suoi illustri proprietari, da Ferdinando I de’ Medici a Vittorio Emanuele II re d’Italia. L’incontro, attraverso racconti, curiosità e testimonianze pittoriche, farà conoscere l’affascinante storia del giardino di Villa medicea La Petraia, strettamente connesso, soprattutto dall’Ottocento, con il vicino Giardino della Villa di Castello.
12 MARZO – ORE 17:00
Ci appressammo a quelle fiere. I Bestiari medioevali e gli animali nella Commedia
a cura di Maurizio Tibaldi, ex libraio e illustratore
Nel corso del proprio viaggio nell’aldilà, Dante incontra un gran numero di animali e molti di più ne cita attraverso allusioni, metafore e similitudini. Queste citazioni si rifanno al modo tipicamente medioevale di conoscere e di intendere non soltanto gli animali o la natura, ma l’uomo, il suo carattere e le sue passioni. Nulla a che vedere con la biologia o la fisiologia di oggi: gli animali sono simboli potentissimi, nei quali riconoscersi e grazie ai quali rapportarsi con la realtà.
19 MARZO – ORE 17:00
E piede innanzi piede appena mette
a cura di Luisa Cortesi, danzatrice e coreografa
Un piccolo racconto sulle possibilità di rappresentazione del corpo in movimento, sull’evoluzione del concetto di danza nella sua dimensione estetica e nel corso della storia dell’arte, movimento come istinto primitivo e bambino di esplorare e riempire lo spazio. Per cominciare togliamoci le scarpe e proviamo a muovere le dita dei piedi, respiriamo e proviamo a camminare come se fosse la prima volta.
26 MARZO – ORE 17:00
Dante tra le selve e i giardini dell’altro mondo
a cura di Cristina Acidini, cantrice e Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno
La Divina Commedia abbonda di notazioni naturalistiche, molte riguardanti il regno vegetale, in senso fisico o simbolico. Si considerano specialmente alcuni passaggi significativi delle tre cantiche. Nell’Inferno la selva oscura, il verde prato degli “spiriti magni”, la selva dei suicidi. Nel Purgatorio gli alberi coi pomi, il giardino dell’Eden. Nel Paradiso la candida rosa dei beati. Le illustrazioni quattrocentesche, tratte da celebri codici, danno visibilità artistica ai passi del poema.
9 APRILE – ORE 17:00
L’amor che move il sole e l’altre stelle: il desiderio e la fede nella Commedia di Dante
a cura di don Gianiuca Zurra, dottore in Teologia Sistematica e Docente
La Divina Commedia può essere letta come un grande viaggio dentro le profondità del desiderio umano, che più si approfondisce e più diventa motore di fiducia interiore, sorgente di giustizia e di legami sociali, criterio di lettura della storia, fino a toccare con un dito, nelle cose di tutti i giorni, il Dio che è soltanto affezione d’amore.