Giudizio Universale
L’artista argentino Francisco Bosoletti realizzerà un intervento pittorico murale, distribuito su sei condomini nel quartiere del Galluzzo
È luminoso in Dante il valore civico, politico e storico della poesia, che non è puro ornamento, ma monumento, pezzo di memoria, pietra da costruzione.
La poesia e la pittura sono da Dante riconosciute come i due linguaggi attraverso i quali si è costruita l’identità degli Italiani.
L’universalità condensata nelle immagini a cui ha dato vita ne hanno permesso, nel tempo, un’appropriazione fortissima non solo nella letteratura ma anche nelle arti visive.
Per questo, il viaggio, il naufragio, lo smarrimento nella selva, la salvezza grazie all’amore, hanno potuto costituire il linguaggio di chi, scampato agli orrori più indicibili, ha sentito incombente il bisogno “di trovare le parole per descrivere l’inaudito” (Primo Levi).
Nel buio della selva Dante ha potuto intravedere la luce e sperare nella salvezza. In altre selve, con altre fiere, uomini respinti o sommersi trovano solo a volte il rifugio di un porto sicuro.
Sempre, per chi si salva, sembra essere pressante e incombente la necessità di trovare le parole per esprimere l’ineffabile. Ma nel naufragio della Babele, una sola parola può salvare o condurre alla morte.
Il “Giudizio universale” di Francisco Bosoletti trae ispirazione dall’opera poetica di Dante e dal “visibile parlare” della tradizione pittorica italiana e in particolare fiorentina, ma è visto con gli occhi di un uomo di oggi. Evoca, suggerisce, rammenta. Ma rimane sospeso e lascia allo spettatore il peso di stabilire i confini, anche con l’ambiente circostante, di cui il dipinto sembra essere parte. L’opera è frammentata su muri diversi, a formare un unico disegno in cui più sensi coesistono, e positivo e negativo diventano ugualmente densi di significato.
Corde invincibili legano i sommersi e i salvati, i corpi nella loro nudità sono indistinguibili, i ruoli possono cambiare, l’azione di vedere costruisce la dignità morale dell’uomo.
L’osservatore è allora esortato a ricomporre i pezzi secondo il suo proprio viaggio, così come chi dipinge è arrivato qui compiendo il suo.
L'opera sarà realizzata idealmente tra maggio e giugno 2021. Non trattandosi di uno spettacolo, ma di un lavoro pittorico eseguito all'aperto, le date di inizio e conclusione possono subire variazioni
Frazione di Galluzzo, Quartiere 3, Firenze
pittore Francisco Bosoletti
Nato e cresciuto ad Armstrong, un piccolo paesino della provincia di Santa Fe a suo modo ricapitolazione del mondo, l’argentino Francisco Bosoletti è dotato di uno sguardo limpido e primigenio sulla vita, sulla natura e sull’umanità.
La sua arte, che pure reca i tratti di una classicità universale, si mani- festa in maniera simile alla mescolanza di geni che nutre la pelle dei migranti.
Un dettaglio, come un fiore o una corda, possono celare una inaspettata pregnanza di significato. Un viso e un corpo, catturati in maniera effimera, possono rivelare una dimensione recondita e malinconica dell’esistenza e diventare un invito a essere presenti alla propria vita in maniera libera dai condizionamenti imposti dal di fuori.
Bosoletti dipinge sui muri rispettando la memoria dei luoghi e delle persone che li abitano, il suo intervento accompagna quello del tempo che trascorre, nascondendo e rivelando al tempo stesso visioni che sembrano permanere in un eterno presente e ricordare all’uomo la transitorietà dell’esistenza.
La sua pittura obbliga lo spettatore a guardare in maniera diversa, affinando la sua sensibilità e ricorrendo a modelli percettivi differenti da quelli abituali e rassicuranti.
Gli occhi assopiti si attivano nel cogliere le sue immagini appena rivelate, i recettori ormai saturi di visioni urlate al di sotto della soglia di coscienza scoprono figure che all’improvviso emergono dallo sfondo e risvegliano una forma nuova di percezione, più sottile e potente.
Queste apparizioni travalicano il confine dei sensi e toccano nel profondo chi guarda, mescolandosi alle sue emozioni e ai suoi ricordi come le tracce di pittura sulla tela e sui muri.
Nato e cresciuto ad Armstrong, un piccolo paesino della provincia di Santa Fe a suo modo ricapitolazione del mondo, l’argentino Francisco Bosoletti è dotato di uno sguardo limpido e primigenio sulla vita, sulla natura e sull’umanità.
La sua arte, che pure reca i tratti di una classicità universale, si mani- festa in maniera simile alla mescolanza di geni che nutre la pelle dei migranti.
Un dettaglio, come un fiore o una corda, possono celare una inaspettata pregnanza di significato. Un viso e un corpo, catturati in maniera effimera, possono rivelare una dimensione recondita e malinconica dell’esistenza e diventare un invito a essere presenti alla propria vita in maniera libera dai condizionamenti imposti dal di fuori.
Bosoletti dipinge sui muri rispettando la memoria dei luoghi e delle persone che li abitano, il suo intervento accompagna quello del tempo che trascorre, nascondendo e rivelando al tempo stesso visioni che sembrano permanere in un eterno presente e ricordare all’uomo la transitorietà dell’esistenza.
La sua pittura obbliga lo spettatore a guardare in maniera diversa, affinando la sua sensibilità e ricorrendo a modelli percettivi differenti da quelli abituali e rassicuranti.
Gli occhi assopiti si attivano nel cogliere le sue immagini appena rivelate, i recettori ormai saturi di visioni urlate al di sotto della soglia di coscienza scoprono figure che all’improvviso emergono dallo sfondo e risvegliano una forma nuova di percezione, più sottile e potente.
Queste apparizioni travalicano il confine dei sensi e toccano nel profondo chi guarda, mescolandosi alle sue emozioni e ai suoi ricordi come le tracce di pittura sulla tela e sui muri.